Perle

La perla è un materiale di origine organica composto da carbonato di calcio. In natura la perla è un vero e proprio sistema di difesa immunitario di una famiglia di molluschi chiamata pinctada (ostrica). Difatti, se all’interno del mollusco, in una sua iniziale fase di crescita, dovesse entrare anche una piccola impurità, come un semplice granello di sabbia, l’animale attua il suo sistema immunitario e ricopre quest’ultima, con strati di carbonato di calcio, dando vita alla perla.

Fino agli inizi del novecento, questo processo era solamente naturale, ma verso gli inizi del secolo scorso, l’imprenditore giapponese Mikimoto, comprese le tecniche per indurre artificialmente, all’interno del mollusco, una piccola sfera di madreperla. Quest’ultima veniva recepita come un’impurità, dalla quale, il mollusco doveva difendersi iniziandola a ricoprire di strati di carbonato dando vita alla perla. Mikimoto riuscì ad ottenere dei buoni risultati, dopo anni e anni di sperimentazioni, riuscendo di volta in volta ad ottenere un prodotto di sempre migliore qualità. Comprese che maggiore era il tempo di coltura, e migliore sarebbe stato il risultato finale, il quale, per raggiungere risultati ottimali, necessitava di anni e anni di paziente attesa. Si comprese anche che maggiori erano le sfere di madreperla innestate nel mollusco e minori erano le grandezze di ogni singola perla e viceversa.  Oggi la stragrande maggioranza delle perle in commercio sono quasi totalmente coltivate,sia in acqua salata che dolce,  mentre quelle naturali e in buono stato di conservazione raggiungono quotazioni elevatissime, anche perché  rarissime. Riconoscere una perla naturale, da una di coltura è operazione estremamente difficile, e per avere una certezza oggettiva a riguardo, bisognerebbe fare una radiografia ai raggi x per verificare l’eventuale presenza del nucleo. La tecnica della coltivazione delle perle si è affinata con gli anni e si è arrivati anche a produrle artificialmente senza il nucleo interno di madreperla, ma anche in questo caso, con i raggi x si potrà verificare l’eventuale mancanza della parte interna. Volendo tralasciare la distinzione tra naturale e di coltura, a persone con strumentazione e preparazione adatte a distinguerle, andiamo ad investigare quali sono i parametri che determinano il reale valore di una perla. Il primo parametro è la grandezza, che non si calcola con il peso, come per tutte le famiglie di minerali fino ad ora investigate, ma tramite il suo diametro. Infatti quante volte abbiamo sentito parlare di perle da 6mm 8 mm e così via, ma attenzione questo vale in particolar modo per quelle sferiche. Anche quest’ultimo parametro, ossia la sua perfetta sfericità, è importantissima per determinare un buon valore all’esemplare che stiamo analizzando, poiché la sua perfetta rotondità sarà direttamente proporzionale al suo valore. Se invece questa sfericità dovesse mancare si parla di perle “barocche”, e il loro valore è decisamente minore.

Fino agli inizi del novecento, questo processo era solamente naturale, ma verso gli inizi del secolo scorso, l’imprenditore giapponese Mikimoto, comprese le tecniche per indurre artificialmente, all’interno del mollusco, una piccola sfera di madreperla. Quest’ultima veniva recepita come un’impurità, dalla quale, il mollusco doveva difendersi iniziandola a ricoprire di strati di carbonato dando vita alla perla. Mikimoto riuscì ad ottenere dei buoni risultati, dopo anni e anni di sperimentazioni, riuscendo di volta in volta ad ottenere un prodotto di sempre migliore qualità. Comprese che maggiore era il tempo di coltura, e migliore sarebbe stato il risultato finale, il quale, per raggiungere risultati ottimali, necessitava di anni e anni di paziente attesa. Si comprese anche che maggiori erano le sfere di madreperla innestate nel mollusco e minori erano le grandezze di ogni singola perla e viceversa.  Oggi la stragrande maggioranza delle perle in commercio sono quasi totalmente coltivate,sia in acqua salata che dolce,  mentre quelle naturali e in buono stato di conservazione raggiungono quotazioni elevatissime, anche perché  rarissime. Riconoscere una perla naturale, da una di coltura è operazione estremamente difficile, e per avere una certezza oggettiva a riguardo, bisognerebbe fare una radiografia ai raggi x per verificare l’eventuale presenza del nucleo. La tecnica della coltivazione delle perle si è affinata con gli anni e si è arrivati anche a produrle artificialmente senza il nucleo interno di madreperla, ma anche in questo caso, con i raggi x si potrà verificare l’eventuale mancanza della parte interna. Volendo tralasciare la distinzione tra naturale e di coltura, a persone con strumentazione e preparazione adatte a distinguerle, andiamo ad investigare quali sono i parametri che determinano il reale valore di una perla. Il primo parametro è la grandezza, che non si calcola con il peso, come per tutte le famiglie di minerali fino ad ora investigate, ma tramite il suo diametro. Infatti quante volte abbiamo sentito parlare di perle da 6mm 8 mm e così via, ma attenzione questo vale in particolar modo per quelle sferiche. Anche quest’ultimo parametro, ossia la sua perfetta sfericità, è importantissima per determinare un buon valore all’esemplare che stiamo analizzando, poiché la sua perfetta rotondità sarà direttamente proporzionale al suo valore. Se invece questa sfericità dovesse mancare si parla di perle “barocche”, e il loro valore è decisamente minore.

Altra variabile di primaria importanza risulta il suo “oriente”. Con questo termine si vuole investigare sui vari strati di perlagione che hanno formato la perla. Quest’ultimi, più sono marcati, e maggiore sarà il caratteristico riflesso che si nota all’interno degli esemplari più belli. Quest’ultimo, dovrà essere in grado di riflettere, quasi come uno specchio, gli oggetti che gli staranno sufficientemente vicino, e solo in questa condizione si potrà parlare di un buon oriente. Nonostante siano di coltura, oggi una qualità particolarmente pregiate, con perfetta sfericità, buon colore, buon oriente e assenza di difetti superficiali sono le “Akoya” allevate nelle acque del mar della Cina.

Mentre le perle di media bassa qualità, in linea di massima, venivano dalla Cina e non raggiungevano mai le qualità giapponesi. Questo avveniva fino agli inizi degli anni novanta, periodo nel quale anche la Cina ha affinato le sue tecniche di coltura fino ad arrivare, quasi ad eguagliare, quella giapponese.  Oggi più del 90% delle perle commercializzate nel mondo provengono dalla Cina.

Oltre che a riflettere, le perle migliori, faranno apparire anche una certa profondità dell’immagine traslata sul suo perimetro esterno, che sembrerà quasi entrare al suo interno. In questo caso si parla di perle pregiatissime con valore molto elevato, riservato  solo, per queste rare qualità.

Le perle sono di molteplici colori, ai quali và sommato la loro particolare sfumatura. Infatti ne esistono di bianche con sfumatura grigia, rosa ,bianca, gialla, ma anche grigie con sfumatura verde o viola, nere o rosa. Il colore di solito è uguale a quello degli strati interni del mollusco perlifero e i più comuni si attestano sul bianco con varie sfumature, mentre questi più particolari derivano da molluschi gasteropodi marini come lo Strombus Gigas e sono decisamente più rari. Se invece la perla non ha perfetta sfericità con forma non simmetrica si parla in questo caso di “perle barocche” e il loro valore è decisamente inferiore alle precedenti, anche se anche per loro valgono i parametri di colore grandezza e oriente. Le perle più grandi vengono dai mari del sud, come l’Australia e possono superare i 10mm di diametro, ma spesso a discapito di un’ottimale oriente, anche se esistono bellissimi esemplari che portano anche un buon oriente.

Saper riconoscere una perla da una sua imitazione, che di solito viene fatta grossolanamente da sfere di vetro o ancor peggio plastica, non dovrebbe risultare particolarmente complesso. Ora vi descriverò un metodo, del tutto ufficioso, per verificare immediatamente quale materiale stiamo analizzando. Bisogna prendere la perla o la sua imitazione e sfregarla leggermente su un dente. Consapevole della maleducazione del gesto, posso comunque garantirvi, che i risultati sono sempre ottimali. Infatti una perla con buona perlagione risulterà immediatamente al contatto con il dente particolarmente ruvida e quasi “gratterà” sul vostro smalto. Più questo effetto sarà marcato e migliore sarà la qualità della vostra perla. Se invece risulterà liscia al tatto, sarete certi che si tratta di un’imitazione.

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