Diamanti e Imitazioni

Diamanti e Imitazioni

Esistono delle peculiarità tipiche del diamante tali da poterlo riconoscere anche solo da un esame visivo con una lente a 10x. La prima è l’eventuale presenza di “trigoni” (particolari forme geometriche a forma di triangolo) sulla cintura, se presenti sono diagnostici per il suo riconoscimento, la seconda sono le sue linee di taglio, infatti, essendo questo minerale estremamente duro, possiede delle linee di taglio ben definite e senza parti mancanti o smussate, ma ad angoli vivi.

La terza caratteristica è legata alle leggi dell’ottica, guardando un diamante dalla tavola (dall’alto) non si riuscirà mai a intravedere le linee di taglio esterne del padiglione. La quarta è legata al suo caratteristico effetto ottico chiamato “fuoco”, flash di luce dell’iride (colori dell’arcobaleno), riscontrabile anche in altri minerali ma mai con la stessa intensità e frequenza come nei diamanti. La quinta caratteristica è sempre legata all’ottica, ma consiste in un piccolo test svolgibile solo su pietra sfusa e non montata. Si prende un foglio di carta bianca e con una penna si disegna un piccolo punto. Sopra quest’ultimo appoggerò la mia pietra con apice in alto, se questo punto verrà riflesso all’interno del mio campione, posso essere sicuro di essere di fronte ad una imitazione. Se tutte queste indagini ancora non hanno risolto i vostri dubbi, allora potete comprare una speciale punta termica, in commercio molto buona è la “Praesidium”(diamante moissanite),che misura la conducibilità elettrica del materiale, e vi darà quasi la certezza della vostra diagnosi. Proprio la moissanite è la gemma che si avvicina di più per caratteristiche chimico fisiche e visive al diamante. Quest’ultima, nonostante si trovi in natura, è prodotta solamente artificialmente, ha durezza 9,25 (seconda solo al diamante 10) ha quasi lo stesso peso specifico e indice di rifrazione. Presenta, seppur leggermente meno marcato, il fenomeno del fuoco, ma non ha mai i trigoni. Oltretutto questa sintesi è birifrangente, quindi guardata con estrema attenzione dalla tavola dovremmo rilevare un lieve sdoppiamento dell’apice e delle linee di taglio del padiglione. Attenzione il suo riconoscimento non è semplice e si consiglia il parere di un esperto.

Ci sono altre imitazioni più facili da riconoscere come lo zaffiro incolore, lo spinello sintetico e lo YAG che sono molto meno brillanti con la quasi assenza di fuoco, e altre invece molto tenere (spigoli e linee di taglio non vivi e spesso graffiati o smussate) è il caso del rutilo sintetico e infine la zirconia cubica e il GGG, che hanno dei riflessi completamente diversi da quelli dei diamanti naturali.

Per quanto riguarda invece i diamanti sintetici, stiamo parlando di un materiale prodotto dall’uomo con le medesime proprietà chimico fisiche del naturale. Per produrre tale sintesi c’è il bisogno dell’utilizzo di enormi macchinari capaci di ricreare in laboratorio enormi pressioni che arrivano a 60 mila atmosfere e temperature fino a 1300 gradi, questo processo è denominato HPHT( alte pressioni e alte temperature). Fortunatamente i risultati di tali sintesi sono ottimali per l’uso industriale del diamante, ma molto meno per quanto riguarda la gioielleria e la finanza. Purtroppo notizie certe in quest’ambito non ce ne sono e le ditte produttrici di tali sintesi mantengono a riguardo il più stretto riservo. Comunque fino ad oggi, diamanti sintetici usati in gioielleria non se ne sono mai visti, anche perché i costi della loro produzione superanno di gran lunga quelli della loro estrazione. L’industria invece se ne serve da anni, proprio perché anche le qualità inferiori e le piccole carature vengono ottimamente impiegate nei più disparati ambiti.

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